Lui, a guardarlo la prima volta, appare con i tratti dell'ingenuo, vicino alla stupidità. L'immagine fissa non riesce a rendergli giustizia, bisogna informarsi per capire che quelle fisionomie appartengono ad uno dei personaggi più autorevoli che l'Italia può vantare nel mondo.
Non è mia intenzione descrivere qui l'iter all'interno del Partito Democratico o il pensiero politico di Ignazio Marino. Chi vuole approfondire può informarsi in rete, il sesto potere ci appartiene e dobbiamo saperlo sfruttare.
Fin dall'espressione del primo voto il nostro unico obiettivo è stato sempre quello di contrastare lo strapotere berlusconiano. Non abbiamo mai avuto qualcuno capace di rappresentare i nostri valori, le nostre idee; qualcuno capace di essere vicino al nostro modo di vedere le cose.
L'unico requisito era quello di non essere Berlusconi, tutto il resto passava sempre in secondo piano.
Ma mi sono sempre chiesto: se un vero movimento di rinnovamento dovesse presentarsi sul palcoscenico della politica italiana, accompagnato da un leader capace di guidarlo e rappresentarlo, noi (con noi intendo la mia generazione, ormai mi allargo) saremmo in grado di sostenerlo ? Il sistema politico italiano è marcio, ma noi siamo capaci di rafforzare un'alternativa possibile o preferiamo restare in casa, a guardare la televisione e continuare a lamentarci di tutto quello che accade in questo paese ?
Credo sia accertato da tutti che quella forza di rinnovamento di cui parlo non può certo riferirsi al PD. Nel suo intervento al Lingotto di Torino del 27 giugno, il professore Marino delinea in modo chiaro i limiti del Partito Democratico, gli stessi che l'elettorato di sinistra percepisce da troppo tempo. La loro definizione è precisa, semplice, come soltanto un uomo esterno da sempre ai giochi di potere poteva fare.
Ma il suo intervento non si limita a questo: propone nuove idee, nuove metodologie, un modo nuovo di far politica e di gestire il partito.
Giorno 4 luglio (“a proposito di Indipendenza”, per citare Civati), è spuntata la candidatura ufficiale di Ignazio Marino per la corsa alla segreteria nazionale del PD. A sostenerlo c'è appunto Giuseppe Civati, il maggiore rappresentante di quelle forze nuove che rivendicano adesso un ruolo di protagonisti.
Ognuno potrà, vedendo il suo discorso di presentazione o leggendo il manifesto, trovare il passaggio chiave sul quale basare l'idea di rinnovamento. A mio avviso di spunti ce ne sono parecchi.
E' lo stesso Civati a lanciare un appello alle forze di sinistra: chi è contro la politica fin qui svolta dal PD deve lanciare un segno, deve alzarsi e rispondere all'appello. Non con un semplice “presente”, ma votando il 25 ottobre alla primarie. E magari informando amici e parenti che un'alternativa è possibile.
Noi vogliamo partecipare, anche se i giochi di potere all'interno del PD lasciano poco spazio - in termini strettamente di voti - ad un outsider come Marino.
Dopo la votazione degli iscritti dalle regioni del nord sono arrivati risultati importanti. Il meridione rimane purtroppo, ancora una volta, immischiato in complicate logiche di potere che non hanno permesso alla mozione Marino di raggiungere valori altrettanto confortanti.
La speranza è di poter vedere, il giorno delle primarie, una forte partecipazione di gente libera che possa cambiare - da noi in Sicilia e in tutto il meridione - questi dati.
Io ho sempre pensato che la mia prima tessera di partito dovesse avere come simbolo una bandiera rossa. Mi ritrovo invece stampato il logo del tanto odiato PD, nella speranza che i “giovani” (Marino è del '55, Civati del '75) riescano ad utilizzarlo per ridare finalmente all'Italia il partito di sinistra tanto atteso.
sabato 10 ottobre 2009
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